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Liborio Capizzi : Dilibori
by Modem
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Un debutto importante per la p/e 2014

Siciliano, per sedici anni braccio destro di Gianfranco Ferré, Liborio Capizzi debutta proprio durante la fashion week milanese che sta per iniziare con una sua linea. Si chiama Diliborio ed è guidata non solo dal know how dello stilista, ma anche dalla voglia di affiancare alle proposte prêt-à-porter un servizio incentrato sulla sartoria, vicino alle esigenze della sua clientela, oltre che dall’amore per il ri-uso, per il dar nuova vita a capi iconici. Un progetto sfaccettato e interessante che il designer ci racconta in questa intervista.

Ci racconta la sua collezione per la prossima p/e?
Il mio nuovo progetto Diliborio si sviluppa in tre etichette. ‘Etichetta Rossa’, una collezione sintetica di prêt-à-porter che si propone di esplorare le infinite declinazioni di un capo del guardaroba femminile che cambia ad ogni stagione. Per la p/e 2014 il focus sarà sulla camicia. ‘ Etichetta Bianca’, un servizio di capi couture “su misura”. Le clienti vengono accolte, ascoltate, vezzeggiate per creare una sorta di alchimia empatica che consente di cogliere la loro essenza. Questo processo dà vita all’abito perfetto, non soltanto perché realizzato dalle abili mani di esperte première nella sartoria interna all’atelier, ma anche perché vestirà il corpo e l’anima di chi lo indossa. ‘Etichetta Nera’, un servizio unico nel suo genere, tanto creativo quanto etico nel suo desiderio di ridare nuova linfa a capi d’antan . Un vero esercizio di “unconventional recycling”, una scenografica e trasformativa riflessione sui mille volti di un abito. ‘Etichetta Rossa’ verrà distribuita attraverso un circuito di top e department store, selezionato in base all’attitudine e alla sensibilità nel trattare prodotti di demi-couture e couture, come una “normale” collezione d’alta gamma. In contemporanea, alle clienti più sofisticate ed esigenti dello stesso circuito distributivo verrà data la possibilità di accedere, su richiesta, agli esclusivi servizi ‘Etichetta Bianca’ ed ‘Etichetta Nera’, fissando un appuntamento in Atelier oppure organizzando un trunk show personalizzato in Boutique. Questo progetto è stato reso possibile dal re-incontro sincronico con Giorgia Mattioli, figlia di Franco Mattioli, industriale bolognese che è stato per decenni socio di Ferré.

Da quali input è nata?
È un progetto maturato negli anni e sviluppato con un ordine ben preciso: scelgo un capo del guardaroba femminile, lo scompongo e lo analizzo in ogni minimo dettaglio per poi ri-assemblarlo e farlo evolvere attraverso una sorta di personale gioco surrealista. Nella trasformazione il capo assume molteplici aspetti, mostrandone alcuni totalmente nuovi e inaspettati, pur sempre mantenendo l’idea originale della forma archetipica.
Il focus è sulla camicia, perché ha scelto questo capo?
La camicia è stata scelta perché colonna portante ed elemento di riferimento assoluto di ogni guardaroba. Una camicia può raccontare infinite storie, e in questa collezione emergono quelle che per antonomasia definiscono la mia sensibilità.
Quale il target di riferimento?
Non ho un target preciso, il mio intento è quello di avvicinare a me tutte le donne curiose di esplorare nuovi mondi e certamente di grande gusto e classe.
In generale da cosa arrivano le ispirazioni per i suoi capi?
Dalle icone della musica, dalla strada, dagli archivi visivi del mio passato che ho conservato intatti nella memoria, dai viaggi e dagli objet trouvè che ora riempiono e danno vita alla mia casa, dalla poesia che si crea nella fusione di tutto questo in un unico racconto poetico fatto di suggestioni.
Ha icone di riferimento?
Tutte le donne di estrema forza ed eleganza del mondo della musica, del cinema e dell’arte.
A chi pensa quando crea?
Prima di tutto a me stesso e a quello che mi emoziona e mi fa venire i brividi d’ammirazione. Un abito non è una coperta, non deve semplicemente rivestire un corpo, ma far sospirare chi lo vede e soprattutto chi lo indossa.
Quale è la sua personale idea di eleganza?
Risponderei con una citazione di Jean Paul Sartre: " L'eleganza è quella qualità del
comportamento umano che trasforma la massima qualità dell'essere in apparire"
Ha lavorato a fianco di Gianfranco Ferré per sedici anni. Possiamo
chiederle un ricordo di quello che è stato ed è tuttora uno dei grandi della
moda italiana?

Sicuramente è stato il suo avermi trasmesso non la semplice passione per questo lavoro, ma una vera e propria dedizione che sconfina nell’amore, fino a sfiorare la sofferenza. Parlando di moda italiana, quanto pensa abbia ancora valore nel mondo il
concetto di Made in Italy?

È un ruolo importantissimo che purtroppo si sta inabissando, non gli stiamo dando la giusta protezione, è un patrimonio enorme certamente alla pari di quello dell’arte, che dovrebbe essere salvaguardato e tutelato.
Progetti per il futuro?
Questo è il mio futuro.



Stefano Guerrini ©modemonline

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