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Moi Multiple
by Modem – Posted November 09 2010
© Modem

Anna Francesca Ceccon, nata a Milano nel 1974, ha sicuramente un curriculum molto eterogeneo e ricco di esperienze. Studi in astro-fisica all’Università Statale di Milano, un diploma all’Istituto Europeo di Design, molte collaborazioni importanti, la vittoria del concorso Mittelmoda nel 2002, dal 2006 è anche pm e coordinatrice dell’immagine per “La Perla”, tornata allo Ied come docente, disegna la sua linea Moi Multiple dal 2008. Il brand, presentato anche durante il White a Milano, e con il quale la Ceccon è stata finalista al concorso ‘Who’s on next?’ nel 2009, vuole essere una riflessione sulla transitorietà della società contemporanea, riflettere le diverse personalità della donna contemporanea grazie a una identità stilistica transitoria, in divenire e sempre mutevole. La designer ogni stagione presenta una storia, un concetto, uno spunto di analisi. Volumi, lavorazioni e tessuti diventano così mezzo per il racconto, attori protagonisti della narrazione. Per questo la Ceccon ama definirsi una ‘storyteller’. Ma al di là dello spunto iniziale, gli abiti della stilista rivelano sempre una sapiente conoscenza della sartoria, del draping a manichino, molteplici ispirazioni, che includono la cultura asiatica, condite da un pizzico di ironia. Linee geometriche e pulite, che divengono avvolgenti e fluide sul corpo, segnano la riconoscibilità del brand. Incontriamo Anna Ceccon per farci raccontare il suo progetto Moi Multiple.

Quale il percorso che l'ha condotta ad una linea sua?

Anna Francesca Ceccon Dopo anni di lavoro come consulente per marchi di moda internazionali, mi sentivo finalmente pronta ad intraprendere la mia strada solista. Inoltre il periodo di crisi mondiale mi ha indotto a pensare che ci potesse essere più spazio per nuove iniziative private.

Cosa caratterizza il suo lavoro?

A.F.C Normalmente parto da un'idea, una storia che cerco di tradurre in lavorazioni ed effetti tridimensionali. Mi piace che siano i tessuti e le volumetrie a narrare i miei concetti. Dai capi più quotidiani a quelli couture, amo esaltare la femminilità. Creare delle strutture leggere capaci di slanciare e rimodellare i corpi delle donne.

Quali capi possono rappresentarlo al meglio?

A.F.C Sicuramente gli abiti di ispirazione corsetteria, dove rinforzi interni, stecche e marchisette si fondono all'abbigliamento da esterno.

Da dove trae ispirazione? Da cosa attinge per il suo mondo creativo?

A.F.C Amo partire da storie sempre diverse, a volte da eventi della mia vita privata, altre da opere di artisti o architetti che mi fanno innamorare. Per la prima collezione sono partita dal ciclo delle combustioni di Alberto Burri e ho cercato di riportare il suo approccio al trattamento dei tessuti nobili quali l'organza. In generale da una prima ispirazione, che viene sempre da mondi esterni alla moda, cerco di ritradurre il tutto in mix di tessuti inediti o nuove lavorazioni.

Mi racconta qualcosa della collezione a/i 2010-2011?

A.F.C La collezione si chiama ‘Caution Fragile: Attenzione fragile’. La volontà di evidenziare le strutture dei capi, protette da leggerissimi strati di organza. Ciò che normalmente si nasconde, come le imbottiture, le ovatte e l'abbigliamento intimo, viene esaltato e messo in evidenza, ciò che normalmente ricopre i capi diventa impalpabile e fragile. Tessuti agugliati, fatti fare in esclusiva, fondono organze, creponne o chiffon a crepe di lana, feltri o satin. L'effetto finale è di capi inediti, che sfumano da leggere trasparenze a caldi materiali invernali. Abiti crisalide.

La collezione s/s11 racconta invece l'inconciliabilità dell'amore. Sbaglio?

A.F.C No, è esatto. Siamo partiti dalla narrazione di una storia d'amore tra due bambini, che pur continuando a volersi bene, vedono separarsi le loro strade. L'illustratrice Michela Buttignol e il gruppo Cromazoo hanno disegnato e creato un video che raccontasse questa storia, video che si può vedere su internet (http://vimeo.com/15386662). L'idea narrativa era quella di sottolineare il distacco che si crea alle volte anche tra individui che continuano a volersi bene. L'intercapedine di vuoto, di isolamento tra le persone. Chiffon cangianti che si plissettano e increspano in degradè, organze e pelli d'anguilla plissettate e accoppiate creano abiti molto raffinati, ma semplici.

Stefano Guerrini©modemonline

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