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Stefano Guerrini, Ricordando Anna Piaggi
by Modem – Posted September 04 2012
© Modem

Definirla semplicemente un personaggio eccentrico che lavorava nel mondo della moda, come purtroppo certi media eccessivamente riassuntivi hanno fatto, non solo è riduttivo, ma sbagliato. Anna Piaggi, forse ad occhi superficiali e poco attenti, poteva sembrare una figura istrionica, che amava gli eccessi nel vestire, ma in realtà era molto di più. Il suo guardaroba era come la tela per un pittore o un personaggio da interpretare per un attore di teatro, tutto veniva enfatizzato e ampliato, a favore di un messaggio, di un ruolo, di un’idea, quella che la Piaggi aveva scelto per quella determinata giornata.

Osservare l’autrice delle famose “D.P.” di Vogue Italia in prima fila alle sfilate, non era come guardare le tante fashion addicted che ricreano i look di passerella sulla propria figura, ma era come osservare un magnifico dipinto, leggere un libro. Era pura comunicazione.

Non avendola conosciuta di persona, prima della sua scomparsa avvenuta lo scorso 7 agosto nella sua dimora milanese, non potendoci mancare l’amica o la conoscente con cui si condivide la quotidianità, possiamo però dire che, come hanno sottolineato soprattutto all’estero, con la sua perdita viene a mancare una sperimentatrice della moda, una pensatrice, una musa per i grandi stilisti, ma anche per tutti quei giovani designer, quegli studenti, a cui lei non ha mai lesinato un commento, una frase, un incoraggiamento.

Non capita a molti, eccetto forse a qualche pop star, che un museo famoso come il Victoria & Albert Museum decida di dedicare una mostra al guardaroba di una persona ancora in vita e a lei successe qualche anno fa, non a caso in terra inglese, dove molti erano gli amici ed estimatori, e non in Italia, dove la moda dalle istituzioni continua ad essere snobbata.

In occasione di quella mostra Jefferson Hack, figura chiave del panorama inglese, grazie a Dazed & Confused, Another Magazine e Dazed Digital da lui creati, nel catalogo scrisse, ispirandosi proprio ad una rubrica del suo Another, “Thirteen Things I Thought You Should Know about Anna Piaggi” e fra le altre cose si leggeva che la donna cui Lagerfeld aveva dedicato molti disegni e bozzetti, raccolti in “Anna - Chronique. Un diario di moda”, la collezionista di abiti, attorno ai tremila se si escludono gli accessori, la creatrice di un esperimento editoriale come Vanity, che ancora oggi è ricercatissimo dai fashion lovers, riteneva il suo lavoro per Vogue, le “Doppie Pagine” appunto, che per più di due decenni hanno raccontato le tendenze in modo assolutamente innovativo, facendosi materiale per ogni studente di moda che si rispetti, “purely decorative”.

Noi, che siamo sempre stati suoi fan, avremmo voluto continuare a godere di questo ‘puro effetto decorativo’ per tanto, tanto tempo. Ci mancherà Sig.ra Piaggi.

Stefano Guerrini

© Modem