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Creare un ''canale umanitario di comunicazione'' con i russi
by Modem
© Modem

Proviamo vergogna e disprezzo per tutti coloro che giustificano e sostengono l'invasione militare dell'esercito russo in Ucraina, rendendosi moralmente complici dell'opera di distruzione e morte che viene perpetrata quotidianamente.

Siamo tristi e preoccupati per il popolo ucraino che sta soffrendo le conseguenze di questa guerra.
Siamo solidali con la nazione che li rappresenta e che sta lottando per la propria indipendenza e libertà.

Ma è giusto ribadire che queste considerazioni e questi sentimenti sono condivisi e sentiti anche dai russi.

Sono stati e sono attualmente duramente repressi per essersi espressi pubblicamente e viene loro negata la libertà di parola come individui. Le sanzioni previste per chi trasgredisce, per chi non rispetta questa imposizione decretata dall'attuale governo, sono molto dure.



I russi vivono oggi sotto il giogo di una dittatura.
Quelli che sono contro la guerra, devono liberarsi dal sistema che attualmente rappresenta il loro paese.

Nonostante questo, nella nostra sfera professionale, dei comportamenti russofobici cominciano ad essere esplicitamente rivelati ed espressi sotto forma di prese di posizione indiscriminate verso marchi o attività solo perché sono di origine russa. Certamente, è giusto dire che in questi casi si riflette uno strato di ignoranza e superficialità.

È inquietante notare che nelle comunicazioni delle società internazionali che annunciano la scelta di boicottare giustamente il regime russo chiudendo le porte delle attività commerciali in quel paese, non risultano esserci considerazioni per il popolo russo e per coloro che svolgono un'attività in Russia.

Non distinguere Putin, la sua cerchia di oligarchi che sostiene la guerra, i soldati che occupano l'Ucraina, dai russi che non approvano l'invasione del territorio ucraino, sembra una demonizzazione di un'intera nazione.

Questo favorisce il potenziale aumento della russofobia in tutto il mondo e inoltre asseconda il piano di Putin che, con l'uso della censura e levando la libertà di espressione, vuole dimostrare che non ci sia opposizione alle sue scelte. Per cui, non dissociare chi conduce la guerra, dai russi che si oppongono, di fatto, ci rende complici della censura e degli interessi di Putin e degli oligarchi al potere.

Lascia un sapore amaro sapere che i media, come Condenast Russia e Vogue Russia che hanno pubblicato i loro pensieri sono in qualche modo costretti a fermare le loro attività semplicemente perché sono in Russia. Entrambi gli account hanno fatto post che promuovono la pace e hanno persino condiviso la recente sfilata di Balenciaga dedicata "all'impavidità, alla resistenza e alla vittoria dell'amore e della pace". Vedi: Vogue Russia Instagram post

L'industria della moda in Russia è obbligata a non esprimere pubblicamente dissenso o critiche alla guerra che Putin sta conducendo in Ucraina. Ma il regime di Putin non può sanzionare o impedire all'industria della moda russa di comunicare apertamente con i corrispondenti di tutti gli altri paesi che sono esplicitamente contro la guerra e solidali con la causa ucraina.

Sta a tutti noi di conseguenza aprire un ''canale umanitario di comunicazione''.

Evidenziare anche nei media che esiste un rapporto di comunicazione complice e continuo all'interno della sfera professionale, oltre a creare un vero fastidio al regime di Putin, crea un ostacolo all'evoluzione del comportamento russofobico.

Riportiamo una testimonianza di un giovane russo durante una manifestazione contro la guerra: "Se oggi sono venuto con una bandiera russa, è per mostrare che questa bandiera non appartiene al Cremlino. È quella dei russi che si oppongono alla guerra. Siamo con voi contro questa guerra condotta da oligarchi che disonorano la Russia".

Ezio Barbaro
Founder of Modem & Modemonline